Vittorio Lingiardi su Repubblica 12 Aprile 2019 »
«Aprite le finestre dei vostri studi » . Seguendo la storica esortazione di James Hillman, gli psicoanalisti (freudiani, junghiani) e gli psicologi ( clinici e sociali, sperimentali e dello sviluppo) sono usciti dai loro studi e dai dipartimenti universitari e hanno scritto con l’inchiostro della preoccupazione e del dissenso. Stiamo parlando delle lettere che la Società psicoanalitica italiana (Spi) e l’Associazione italiana di psicologia analitica (Aipa) hanno indirizzato al presidente Mattarella, dell’appello lanciato dal Centro italiano di psicologia analitica ( Cipa) e del documento da poco apparso sul sito dall’Associazione italiana di psicologia (Aip), la società scientifica dei ricercatori e professori di tutti i settori della psicologia. Quattro documenti nel giro di un paio di mesi sono il manifesto di un’unione di intenti inedita.
La preoccupazione nasce dal decreto Sicurezza che, a dispetto del suo nome, « sta rendendo la condizione dei migranti e, consequenzialmente quella italiana, sempre più ” insicura” » ( Spi) e rischia di « distruggere l’integrazione di soggetti socialmente vulnerabili, in primo luogo i minori non accompagnati e le donne, spesso vittime di tratta e ridotte in schiavitù, al tempo stesso minando l’impianto dei diritti fondamentali su cui si basa la nostra Repubblica» (Aipa). Emerge una visione critica di ogni logica che additi «un nemico nel diverso, diffondendo una ” cultura” razzista e xenofoba che si incunea nello spaesamento, nello sconcerto, nella paura» dei cittadini (Cipa). Non si tratta di sottovalutare le complesse trasformazioni sociali prodotte dai fenomeni migratori, ma di mettere in discussione «la conversione di oggettivi elementi di criticità sociale in rappresentazioni simboliche ostili » , con « ricadute negative sulla convivenza civile» (Aip). Ai rischi della disumanizzazione vengono contrapposte la finalità del lavoro clinico, cioè l’accoglienza, e l’affidabilità dei risultati delle ricerche sul campo. «È proprio l’esperienza quotidiana di contatto con il disagio psichico profondo e con la sofferenza legata a traumi, sradicamento e lutto migratorio che ci spinge ad assumere una posizione critica, ritenendo che non si possa tacere sulle condizioni in cui versano i migranti in Italia» (Spi).
Il decreto Sicurezza porta un nome significativo per le scienze della psiche ma rischia di contribuire a instaurare nel nostro Paese un « clima spaventoso e spaventante » (Cipa). Se da un lato la Legge 132/18 si prefigge di rispondere al «bisogno di sicurezza dei cittadini», dall’altro finisce per affrontare tale bisogno «non tanto ribadendo la giusta e doverosa rigorosità nelle procedure di accoglienza » bensì « assecondando e alimentando », senza elaborarle, «reazioni viscerali che generano ulteriori insicurezze » ( Aip). L’effetto collaterale è l’aumento delle marginalità. Non solo, tale marginalità «avrà un impatto dannoso sulla loro salute psico-fisica, con maggiore incidenza di malattie, disagio psicologico, disturbi mentali, condotte autolesive e suicidarie » (Aip).
Il messaggio della comunità ” psy” italiana è: restiamo umani. Concordi nell’individuare pericoli e oscurità delle attuali politiche migratorie, questi documenti condividono la stessa idea di cittadinanza costruita sul riconoscimento reciproco, in cui l’altro da sé non è etichettato come nemico ma – come accade per la figura dell’Ombra nell’analisi junghiana – è integrato e accolto nel proprio mondo psichico e sociale. Nel discorso di fine anno, il presidente Mattarella ha affermato che « la vera sicurezza si realizza preservando e garantendo i valori positivi della convivenza » . Gli psicoanalisti riprendono le sue parole, ben sapendo che l’accoglienza è una prova nobile e difficile e la convivenza è « una paziente tessitura da costruire nel quotidiano, sfidando paure e diffidenze reciproche inevitabili» (Spi).